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Il sole in montagna – La pelle

In montagna il sole è forte ed intenso e quindi, per ridurre gli effetti negativi, è consigliabile tener conto di alcuni fattori. L’intensità delle radiazioni ultraviolette è variabile a seconda della quota, del cielo (sereno o nuvoloso), dell’ora e del tipo di suolo (vegetazione, roccia, nevaio o ghiacciaio).

Per quanto riguarda la quota, il concetto è semplicissimo: se la quota aumenta si riduce la distanza dal sole e diminuisce la pressione atmosferica. Conseguente è l’aumento dell’intensità dei raggi che è pari al 6% circa ogni 1.000 metri di quota. Per fare un esempio, a 4.000 metri, le radiazioni ultraviolette sono superiori del 25% circa rispetto a quelle del livello del mare. A quota molto elevata la riduzione dell’umidità nell’aria ha i suoi effetti. Infatti nella condizione di notevole “secco” dell’alta montagna, la disidratazione e la conseguente riduzione di sudorazione sono rilevanti. La reazione naturale è la sudorazione, in assenza della quale la pelle subisce un surriscaldamento maggiore ed è quindi più soggetta a scottature ed eritemi.

Non solo con buone condizioni meteo, cioè con il cielo sereno, si rischiano scottature ed altri problemi. Le radiazioni ultraviolette, infatti, penetrano attraverso le nuvole più fitte; sono molto pericolose, soprattutto, quelle bianche vicine al sole perchè riflettono maggiormente i raggi solari aumentandone l’intensità.

Un altro fattore che può influire sull’intensità delle radiazioni è l’ora. Con il suo variare infatti, cambiano la posizione del sole (più o meno perpendicolare alla superficie terrestre), la quantità di smog e di “foschia”. Normalmente, al mattino, smog e foschia sono ridotti e quindi i raggi solari sono più diretti e forti. Purtroppo anche il progressivo assottigliamento dello strato di ozono nell’atmosfera (buco nell’ozono) ha i suoi effetti negativi: i raggi solari sono sempre meno filtrati.

Per quanto riguarda invece il tipo di suolo è il caso di sottolineare l’effetto riflettente della neve. Attenzione quindi ai nevai ed ai ghiacciai, non bisogna scordarsi assolutamente la crema di protezione. Quest’ultima deve contenere i filtri per i raggi “UV-A” e “UV-B”. I primi proteggono la pelle da un precoce invecchiamento e comparsa di rughe, gli altri limitano gli arrossamenti, le scottature e gli eritemi.

Se nonostante le precauzioni l’abbronzatura è intensa e potrebbe trasformarsi in scottatura, può essere molto utile bagnare la cute con impacchi d’acqua tiepida e amido, in modo da decongestionare e calmare la reazione. Nella necessità immediata, invece, il primo palliativo è applicare pane bagnato sulle parti sofferenti. Non applicare assolutamente olio o altre sostanze oleose o grasse: impedirebbero infatti la traspirazione della pelle provocando effetti notevolmente peggiori.

 

Il freddo in montagna – La pelle

Parola d’ordine: proteggersi (tratto da Speciale News N. 10 di novembre 2005)

“Col freddo, i grassi che proteggono la cute diventano quasi solidi, come una cera, e basta un sorriso per frantumarli e far screpolare la pelle”. Mauro Prevedello, cosmetologo e docente all’Università di Milano, spiega: “La cute va protetta dal contatto con l’aria fredda con prodotti a base di miele, che svolge un’azione emolliente, o di mirtillo e hamamelis, che mantengono elastici i vasi sanguigni. Per una barriera decisa, sono efficaci le creme con ceramidi e con calcio e, in caso di forte disidratazione, una maschera in crema, anche ogni giorno, a base di miele, aloe o calendula. Il fondotinta, oltre a dare un po’ di colore e nascondere le imperfezioni, isola e difende l’epidermide dall’ambiente esterno. Le labbra in inverno si screpolano con molta facilità, a causa della pelle sottilissima e della mancanza di ghiandole sebacee. Per prevenire, scegliete un rossetto o un burro di cacao occlusivi, ricchi di burro di karitè, di riso o cera d’api”.

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