A. Tamburini, M. Belotti, P. Federici – Enel.Hidro S.P.A. – Seriate (Bg)
G. Mortara – CNR IRPI – Torino
L’EMERGENZA DEL LAGO “EFFIMERO” SUL GHIACCIAIO DEL BELVEDERE NELL’ESTATE 2002
(Macugnaga, Monte Rosa, Italia)
Studi eseguiti, tecniche di indagine utilizzate e principali risultati ottenuti
1 – INTRODUZIONE
Il Ghiacciaio del Belvedere, uno dei maggiori dell’arco alpino italiano, prende origine alla base dell’imponente parete orientale del Monte Rosa e spinge la sua bifida lingua d’ablazione quasi alle porte di Macugnaga, centro di grande richiamo turistico. Da alcuni anni la parete è soggetta a rilevanti trasformazioni morfologiche per il ripetersi di crolli di roccia e di ghiaccio: il conseguente, anomalo apporto di materiale ha determinato un aumento della velocità di flusso e uno straordinario incremento volumetrico della lingua valliva, senza paragoni nell’attuale panorama dei ghiacciai alpini. In particolare, questa forte accelerazione ha causato la formazione di una vasta depressione della superficie del ghiacciaio a una quota di circa 2150 m s.l.m. (Haeberli et al., 2002). Tale depressione ospita ancor oggi un lago epiglaciale, comparso per la prima volta nell’estate del 2001 (foto 1). L’estensione della depressione, e quindi del bacino lacustre, è andata gradualmente aumentando sino a raggiungere il massimo valore in coincidenza all’anomala ondata di calore occorsa nella seconda metà di giugno 2002, periodo in cui, per il consistente apporto di acqua di fusione di ghiaccio e neve, il lago ha raggiunto un’estensione di più di 15 ettari, con un volume di circa 3 milioni di m³ (foto 2 e 3). La comparsa di un lago all’interno del “sistema ghiacciaio” è sempre motivo di attenzione per la possibilità di improvvisi e ingenti rilasci d’acqua dal catino glaciale, con conseguenze sovente catastrofiche, come un’ampia casistica documenta anche, e ripetutamente, proprio per il versante ossolano del Monte Rosa (Mortara & Mercalli, 2002). Almeno sette sono infatti le rotte glaciali note per il Ghiacciaio del Belvedere: ancora ben vivi nel ricordo sono gli episodi del 1970, 1978 e 1979 in conseguenza degli svuotamenti del lago proglaciale delle Locce, che misero seriamente a repentaglio la sicurezza dell’abitato di Macugnaga. Ritornando all’estate 2002, in relazione alla presenza del lago si profilavano due scenari, ugualmente preoccupanti per le possibili conseguenze a valle: a causa dell’elevata velocità di crescita del livello del lago (nei giorni di massimo termico si sono registrati incrementi dell’ordine di un metro al giorno), l’eventualità di una tracimazione si faceva sempre più concreta, mentre rimaneva sempre alta anche quella di una rotta glaciale, fenomeno ancor meno prevedibile data l’assenza di indizi premonitori che consentano di attivare in tempo utile le necessarie misure di protezione civile per le aree poste a valle del ghiacciaio. Giustificata e apprezzata è stata quindi la sollecitudine con cui le Autorità hanno affrontato l’emergenza del possibile svuotamento del lago, ormai divenuto famoso con il nome di “Lago Effimero”. Il tempestivo intervento della Protezione Civile Nazionale ha innanzitutto attivato una serie di studi e indagini volti a definire le caratteristiche geometriche del lago e del ghiacciaio e le modalità evolutive di quest’ultimo, al fine di identificare gli interventi da attuare durante la gestione dell’emergenza per la mitigazione del rischio. Tra questi la realizzazione di un impianto di pompaggio, attivato nella prima decade di luglio, che ha contribuito, unitamente al drenaggio naturale e alla riduzione degli apporti per la diminuzione delle temperature, nel frattempo verificatasi, a un deciso abbassamento del livello del lago, il cui volume, alla fine del mese di ottobre, si era ridotto a non più di 150.000 m³ (foto 4). In particolare era necessario ottenere rapidamente informazioni riguardo ai seguenti parametri:
- volume complessivo del lago e relativa curva livelli-volumi di invaso, per poter dimensionare gli impianti di pompaggio e successivamente valutarne l’efficienza;
- morfologia del fondale, per posizionare gli impianti di pompaggio e valutare la presenza di eventuali zone critiche per la stabilità dell’invaso;
- spessore del ghiaccio al di sotto del lago e nel settore a valle dello stesso, per valutare la stabilità della soglia e l’opportunità di intraprendere eventuali interventi di perforazione del fondo del bacino per innescare il drenaggio subglaciale;
- caratterizzazione delle vie di deflusso subglaciali, mediante ricerca di eventuali correlazioni con le emergenze torrentizie o sorgive a valle del ghiacciaio.
Nella fase di emergenza, il Dipartimento della Protezione Civile, e successivamente la Regione Piemonte, hanno incaricato Enel.Hydro dell’effettuazione dei rilievi necessari. La scelta delle tecniche di indagine doveva contemporaneamente rispondere all’urgenza di poter disporre dei dati richiesti nel minor tempo possibile nonché alla necessità di limitare al minimo indispensabile sia il numero degli operatori sia il tempo di permanenza degli stessi in condizioni di esposizione a rischi così elevati. Per tale ragione si è fatto ricorso a una tecnologia di acquisizione dati d’avanguardia, basata sull’utilizzo di una stazione GIS Mobile integrata con DGPS, che ha consentito di eseguire i rilievi con la massima rapidità, ottenendo così una risposta adeguata alla gravità e imprevedibilità della situazione.
Foto 2: ripresa da elicottero del lago eseguita il 25 giugno 2002, quando il bacino era prossimo alla sua massima estensione (G. Viazzo, Vercelli). Si confronti con la foto 4 il livello del lago rispetto alla scarpata rocciosa in sinistra idrografica.
Gli strumenti e le tecniche di indagine utilizzate, unitamente ai principali risultati conseguiti, costituiscono l’oggetto del presente lavoro. Si ricordano inoltre i ripetuti rilievi aerofotogrammetrici (da aereo e da elicottero) e topografici eseguiti, che hanno consentito di quantificare le variazioni morfologiche del ghiacciaio e seguirne gli spostamenti superficiali.
2 – RILIEVI BATIMETRICI
Sono stati eseguiti mediante impiego di una metodologia innovativa, basata sull’utilizzo di un natante equipaggiato con un sistema di posizionamento GPS accoppiato a un ecoscandaglio per la misura della profondità del fondale. Le misure di posizione e di profondità, acquisite con scansione temporale regolare e opportunamente correlate tra loro, hanno consentito la determinazione delle coordinate plano-altimetriche del fondale lungo le traiettorie seguite nel corso del rilievo. L’ecoscandaglio e l’antenna GPS sono stati fissati in posizione coassiale a un piccolo catamarano (foto 5) trainato da un’imbarcazione del Nucleo Sommozzatori di Milano dei Vigili del Fuoco. Il sistema di posizionamento utilizzato durante i rilievi, il medesimo successivamente impiegato per i rilievi georadar, è costituito da un ricevitore GPS CSI WIRELESS mod. DGPS MAX, configurato per la ricezione delle correzioni differenziali in tempo reale trasmesse via satellite dal servizio OMNISTAR. Con tale tecnica è possibile navigare, con precisione “submetrica”, senza che vi sia la necessità di disporre di una stazione di riferimento locale ubicata su un punto di coordinate note.
Foto 3 (sopra): il lago in una foto aerea scattata il 15 luglio 2002. (A. Tamburini).
Foto 4 (sotto): ripresa da elicottero del lago eseguita il 16 ottobre 2002, in occasione dell’immissione del tracciante. (A. Tamburini).
La tecnica adottata, già sperimentata in precedenza (Mercalli et al., 2002a), consente di evitare la realizzazione di un collegamento radio o GSM tra un’eventuale stazione di riferimento e la stazione mobile, necessaria nel caso in cui si volessero generare localmente le correzioni differenziali. Per la misura della profondità del fondale è stato utilizzato un ecoscandaglio monoraggio Ohmex mod. SonarLite, dotato di trasduttore da 200 kHz e profondità massima di indagine di 80 m, particolarmente apprezzabile per limitato ingombro e semplicità d’uso. Il controllo della rotta seguita durante i rilievi è stato garantito grazie all’impiego di una stazione GIS mobile, costituita da un PC palmare Compaq iPAQ, sul quale era stato installato il software ESRI ArcPad 5.0.1. La posizione del natante veniva così visualizzata in tempo reale su uno sfondo cartografico, rappresentato dalla Carta Tecnica Regionale integrata con la linea di costa desunta da foto aerea. In tal modo è stato possibile disporre di una visione immediata delle zone del lago coperte dal rilievo e quindi programmare la navigazione riducendo al minimo indispensabile il tempo di permanenza nell’area di indagine. Il rilievo batimetrico è stato eseguito pressoché interamente in un giorno (3 luglio 2002); la sera stessa erano disponibili il volume totale d’invaso, una carta delle isoipse del fondale e la curva volumi-livelli d’invaso. A fronte dei risultati ottenuti, alcuni giorni più tardi (8 luglio 2002) è stato eseguito il rilievo di dettaglio della “baia” posta nel settore destro del lago, individuata a seguito del primo rilievo come sito idoneo per l’installazione del primo impianto di pompaggio. Sono stati rilevati nel complesso più di 6000 punti, disposti lungo le traiettorie indicate in fig. 1. Per problemi di sicurezza dovuti ai continui crolli di roccia e ghiaccio, i passaggi con la strumentazione in prossimità della scarpata rocciosa nella zona Ovest del lago sono stati più radi rispetto ad altre zone. In assenza di un rilievo topografico della linea di costa, disponendo di una sola foto da elicottero non georeferenziata, il 30 giugno sono stati rilevati con tecnica GPS differenziale submetrica (la stessa tecnica utilizzata durante il rilievo batimetrico) 13 punti disposti lungo il bordo accessibile del lago, successivamente utilizzati per una georeferenziazione approssimata della foto stessa; da quest’ultima è stato ricavato l’andamento di massima della linea di costa utilizzato per la redazione degli elaborati preliminari. Per gli elaborati definitivi predisposti dopo l’8 luglio è stato utilizzato un rilievo aerofotogrammetrico eseguito nel frattempo dall’Ing. G. Viazzo di Vercelli; i risultati definitivi tuttavia non hanno mostrato significativi scostamenti rispetto a quelli preliminari. I dati di profondità rilevati, trasformati in quote del fondale lungo le traiettorie seguite nel corso del rilievo mediante sottrazione dei valori di profondità alla rispettiva quota di invaso, sono stati archiviati in ambiente ArcView, scelta che ha consentito la costruzione di un DEM del fondale del bacino. In particolate, tale modello digitale di elevazione è stato creato utilizzando le funzioni del modulo TIN di ArcView, mediante il quale è stata realizzata anche la carta a isoipse di fig. 2 e sono state elaborate le curve delle aree e dei volumi (fig. 3 e fig. 4) in funzione del livello di invaso per l’intero bacino.
Foto 5 (sopra): il catamarano utilizzato per l’esecuzione dei rilievi batimetrici: l’antenna GPS è posizionata alla sommità dell’asta verticale, mentre all’altra estremità è posto il sensore dell’ecoscandaglio, 15 cm al di sotto del pelo dell’acqua. (A. Tamburini).
E’ stato determinato un volume complessivo pari a circa 3 milioni di metri cubi, con una profondità massima misurata di 57 m.
I successivi rilievi hanno evidenziato il progressivo approfondimento del fondale, dovuto all’azione del termocarsismo (Kääb & Haeberli, 2001; Mercalli et al., 2002a); in queste condizioni la stabilità della soglia glaciale dipende dal rapporto tra la profondità del bacino e lo spessore del ghiaccio, la conoscenza dei quali diventa pertanto di estrema importanza (Huggel et al., 2002). Per tale ragione è stata decisa l’esecuzione di un rilievo georadar della lingua glaciale nell’area in cui si estendeva il lago.
Fig. 1: rilievo batimetrico: traiettorie seguite durante i rilievi. Data la necessità di limitare la permanenza degli operatori ai piedi della scarpata rocciosa, teatro di frequenti crolli di ghiaccio e roccia, i passaggi nel settore occidentale sono stati più radi e veloci.
Fig. 1: bathymetric survey: trajectories followed during the surveys. The transits in the western sector were less frequent and quicker because it was necessary to minimize the stay of the operators near the escarpment, site of many ice and rock collapses.
Fig. 2: rilievo batimetrico: carta a isoipse del fondale. Nella parte centrale è stata misurata una profondità superiore a 57 m.
Fig. 3: rilievo batimetrico: curva delle aree. In ascissa le aree (m²), in ordinata la quota (m s.l.m.).
Fig. 4: rilievo batimetrico: curva dei volumi. In ascissa i volumi (in m³), in ordinata la quota (m s.l.m.).
3 – RILIEVI GEORADAR
Per valutare lo spessore del ghiaccio e quindi la profondità del letto glaciale nell’area circostante il lago tra quota 2100 e 2260 m s.l.m., sono stati eseguiti nei giorni 2 e 3 agosto 2002 rilievi geofisici con tecnica georadar lungo 8 profili trasversali alla lingua glaciale (fig. 5). Per l’esecuzione delle indagini è stata utilizzata l’attrezzatura di seguito elencata: – sistema radar GSSI SIR-10; – antenna RADARTEAM mod. SUBECHO 40, con centro frequenza di 35 Mhz; – sistema di posizionamento GPS differenziale (analogo a quello utilizzato nel rilievo batimetrico); – stazione GIS Mobile per il controllo di rotta.
Fig. 5: rilievo georadar: ubicazione dei profili trasversali; il verso è indicato dalle frecce.
Le antenne radar e GPS sono state installate su una struttura aerodinamica in legno appositamente realizzata per questo tipo di rilievi, che ne consente il trasporto con l’elicottero (foto 6), non essendo possibile trascinare l’attrezzatura direttamente sulla superficie del ghiacciaio. L’interpretazione dei dati ha presentato notevoli difficoltà, principalmente dovute alla copertura detritica del ghiacciaio e al contenuto in acqua e detrito del ghiaccio stesso, che hanno limitato fortemente le possibilità del metodo . Inoltre altre riflessioni interne, spesso di difficile interpretazione, hanno causato ulteriore attenuazione del segnale. Si riportano nel seguito alcuni commenti ai risultati dell’indagine; a titolo di esempio viene rappresentato in fig. 6 un profilo georadar interpretato:
- non è stato possibile raggiungere il letto glaciale a causa della perdita di segnale dovuta alla forte riflessione in corrispondenza del detrito che ricopre la superficie del ghiacciaio;
- è stato invece possibile identificare con sufficiente chiarezza l’andamento delle morene laterali fino a una profondità massima compresa tra 120 e 140 m circa, il che ha consentito, per estrapolazione, una determinazione di massima dello spessore del ghiacciaio. Gli spessori massimi stimati del ghiaccio nell’area indagata variano da un minimo di circa 120 m lungo il profilo 1, a un massimo di circa 220 m lungo il profilo 4;
- al di sotto del fondo del lago si è potuto ipotizzare uno spessore di ghiaccio compreso tra 120 e 150 m (profili 3 e 9), mentre a valle del lago, all’altezza della breccia nella morena destra (profili 7 e 8), lo spessore è stato valutato in circa 150 m;
- riflessioni di particolare intensità sembrano essere poste in corrispondenza di zone caratterizzate da forti deformazioni di taglio dovute alla confluenza di lingue glaciali con diversa velocità di scorrimento. Il fenomeno è evidente anche dal punto di vista morfologico, sottolineato sia dalla presenza di un avvallamento longitudinale della superficie del ghiacciaio, sia da corti crepacci disposti a 45° rispetto all’andamento della linea di contatto tra i due settori a diversa velocità di scorrimento. Al di là della coincidenza tra questo aspetto morfologico e la risposta radar, il fenomeno offre spunti per ulteriori, futuri approfondimenti;
- altre intense riflessioni interne potrebbero essere legate alla presenza di blocchi detritici di dimensione metrica (la dimensione minima dei blocchi identificabili in rapporto alla frequenza di emissione dell’antenna) provenienti dalla frana che interessa la soprastante parete rocciosa;
- nel profilo 4, a profondità compresa tra i 40 e i 70 m, si osserva una transizione tra la zona superiore, caratterizzata da sostanziale assenza di riflessioni, e una zona inferiore in cui le riflessioni appaiono più evidenti. Potrebbe trattarsi del passaggio tra livelli di ghiaccio a diverso contenuto d’acqua. La presenza di una zona basale satura d’acqua era già stata ipotizzata a seguito delle indagini geofisiche eseguite nel 1984 dal Laboratorio di Ricerche Idrauliche, Idrologiche e Glaciologiche del Politecnico Federale di Zurigo. Il fenomeno si presenta anche sui profili 5, 6, 7 e 8, posti a valle del lago, e dovrebbe essere oggetto di ulteriori approfondimenti per una miglior comprensione dell’idrologia endo- e subglaciale.
Fig. 6: rilievo georadar: esempio di profilo interpretato (profilo 3). Nella parte superiore si osserva la registrazione radar elaborata, mentre nella parte inferiore sono indicati i due orizzonti relativi rispettivamente al fondo lago e al letto glaciale.
L’attività svolta ha consentito senza dubbio il conseguimento di risultati importanti; tuttavia, dal punto di vista metodologico, non sembra possibile raggiungere profondità di indagine superiori a quelle investigate utilizzando strumentazione georadar elitrasportata. L’esperienza fino a oggi acquisita in tale tipo di indagini indica che si possono ottenere risultati ben più significativi nel caso in cui si riesca a garantire l’accoppiamento diretto tra antenna radar e superficie del ghiacciaio (Frassoni et al., 2001; Mercalli et al., 2002b). Nel caso in cui la superficie si regolarizzasse a seguito delle nevicate invernali e primaverili, e quindi il ghiacciaio risultasse percorribile a piedi lungo traiettorie abbastanza rettilinee, varrebbe senz’altro la pena di ripetere l’indagine trascinando l’antenna radar direttamente sulla superficie.
Foto 6: l’elicottero con la struttura utilizzata per sostenere le antenne durante l’esecuzione del rilievo georadar.
4 – PROVE CON TRACCIANTI
A conclusione delle attività di monitoraggio dell’evoluzione del Lago Effimero e del Ghiacciaio Belvedere è stata eseguita una prova di tracciamento per una valutazione qualitativa delle vie di deflusso endo- e subglaciale delle acque del lago, allo scopo di verificare la presenza di eventuali collegamenti tra il lago e i possibili punti di emergenza a valle.
Il tracciamento è stato eseguito mediante immissione nelle acque del lago di fluoresceina sodica C20H10Na2O5. Tenendo conto della capacità del lago al momento dell’immissione e del fatto che non tutta la sostanza si sarebbe sciolta nelle sue acque, si è stimata una concentrazione iniziale del tracciante di circa 0,3 g/m3, di poco superiore a quella per la quale essa è visibile a occhio nudo (pari a 0,1 g/m3). La fluoresceina non è tossica alle concentrazioni d’uso, ma l’intensa colorazione che produce può rendere l’acqua non idonea per usi potabili. A questo proposito va detto che comunque la massima concentrazione riscontrata a valle all’atto dei prelievi periodici è risultata di un fattore 10?² inferiore al limite di visibilità sopra indicato. In fig. 7 è riportata una carta con l’ubicazione del punto di immissione (vedi anche foto 7) e con i punti di prelievo.
La fluoresceina in polvere, disciolta in tre riprese in un vascone, è stata immessa nel Lago Effimero la mattina del 16 ottobre 2002, utilizzando una pompa collegata a un tubo in gomma della lunghezza di una quindicina di metri. In tal modo la soluzione non è stata versata in superficie, ma rilasciata in tre diversi punti, a una profondità di circa 10 m.
Fig. 7: prove con traccianti: ubicazione del punto di immissione e dei punti di prelievo, indicati con lettere da A a E.
Foto 7: ripresa del lago dalla sponda meridionale eseguita il 16 ottobre 2002, con indicazione del punto di immissione del tracciante. (P. Federici).
In corrispondenza dei punti di prelievo a valle dell’immissione, denominati con le lettere da A a E in fig. 7, sono stati posti, a più riprese e ad intervalli regolari, fluorocaptori costituiti da carboni attivi in granuli posti in una retina a maglia fitta (foto 8). La posa e il prelievo dei fluorocaptori sono stati programmati a intervalli di 6, 12 ore e 1, 2, 4, 8, 16 e 32 giorni dall’immissione del tracciante. Una serie di captori è stata posata e prelevata prima dell’immissione per l’esecuzione di una misura in bianco, sostanzialmente per avere un riferimento sull’eventuale contenuto di altre sostanze organiche che avrebbe potuto influenzare il risultato delle successive analisi. Una seconda serie di captori è stata inoltre lasciata in loco, presso ciascun punto, per tutta la durata della prova (32 giorni). In laboratorio la fluoresceina adsorbita dai fluorocaptori è stata estratta con soluzione di KOH in metanolo e analizzata per via spettrofluorimetrica registrando gli spettri di emissione e di eccitazione (con lunghezze d’onda rispettivamente l = 496 nm e l = 520 nm) e lo spettro sincrono (scansione simultanea di monocromatori di eccitazione e di emissione con differenza costante di 24 nm).
Il risultato delle analisi ha evidenziato la presenza di fluoresceina nei punti C e D (Fontanone e Torrente Anza), con un ritardo di 24 ore e un massimo di concentrazione rispettivamente dopo 2 e 4 giorni. Inoltre, a causa dell’elevata altezza del manto nevoso, non è stato possibile sino a ora ritrovare l’ultimo captore al punto E (Alpe Fillar), che sarà recuperato e analizzato non appena possibile. I risultati ottenuti hanno fornito le attese informazioni qualitative sulle vie di drenaggio preferenziali delle acque accumulate nel lago, suggerendo l’opportunità di un’eventuale ripetizione della prova nel caso in cui il bacino tornasse a riempirsi nel corso della prossima estate. Tale prova potrebbe essere eseguita installando dei fluorimetri a registrazione continua, allo scopo di individuare il tempo corrispondente al valore di picco della concentrazione di tracciante e quindi formulare considerazioni più precise in merito ai tempi e alle modalità di deflusso.
Foto 8: fluorocaptore utilizzato durante la prova con traccianti. (AP Federici).
5 – CONCLUSIONI
L’emergenza del Lago Effimero del Ghiacciaio del Belvedere ha rappresentato l’occasione per mettere alla prova l’efficacia delle più moderne tecniche di rilievo, consentendo di offrire risposte affidabili in tempi rapidi per una consapevole e tempestiva gestione dell’evento. In particolare, si è rivelato vincente il ricorso all’uso combinato di strumentazione GPS e GIS Mobile abbinati alle diverse tecniche di indagine cui si è fatto ricorso per integrare le conoscenze sul ghiacciaio.
L’esperienza svolta ha aperto ulteriori nuovi quesiti circa la particolare evoluzione che il ghiacciaio sta subendo in questi ultimi anni, quesiti che hanno stimolato numerose proposte, alcune delle quali esposte nella presente nota, e che auspichiamo siano oggetto di futuri approfondimenti.
BIBLIOGRAFIA
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Kääb A. & Haeberli W. (2001) – Evolution of a High-Mountain Thermokarst Lake in the Swiss Alps. Arctic, Antarctic and Alpine Research, Vol. 33, No. 4, pp. 385-390.
Mercalli L., Cat Berro D., Mortara G. & Tamburini A. (2002a) – Un lago sul ghiacciaio del Rocciamelone, Alpi Occidentali: caratteristiche e rischio potenziale. NIMBUS Rivista Soc. Meteorologica Italiana, n. 23-24, anno VII (1-4), ed. settembre 2002, pp. 3-9.
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Mortara G & Mercalli L. (2002) – Il lago epiglaciale “Effimero” sul ghiacciaio del Belvedere, Macugnaga, Monte Rosa. NIMBUS Rivista Soc. Meteorologica Italiana, n. 23-24, anno VII (1-4), ed. settembre 2002, pp. 10-17.
ABSTRACT
Le elevate temperature del giugno 2002, combinate con la particolare evoluzione morfologica del Ghiacciaio di Belvedere (Monte Rosa), interessato da alcuni anni da un fenomeno di surge, hanno causato la formazione di un lago epiglaciale che ha raggiunto tra la fine di giugno e l’inizio di luglio la sua massima estensione, valutata in circa 150.000 m2, con un volume di circa 3 milioni di m3. A fronte della minaccia di un’imminente rotta glaciale, fenomeno peraltro non nuovo nella storia del Ghiacciaio del Belvedere, è stato decretato lo stato di emergenza idrogeologica e sono stati attivati studi volti a integrare la conoscenza del fenomeno e orientare gli interventi di mitigazione del rischio. In fase di emergenza Enel.Hydro è stata incaricata di eseguire una serie di rilievi volti a determinare il volume del lago e la morfologia del fondale, la profondità del letto glaciale nel settore di ghiacciaio circostante il lago e infine ad acquisire dati utili per ricostruire le modalità di deflusso subglaciale delle acque del lago. Le attività elencate sono state svolte utilizzando tecnologie d’avanguardia, che hanno consentito di fornire le principali informazioni richieste in tempi rapidissimi.
Parole chiave: Ghiacciaio del Belvedere, GPS differenziale, GPR, ecoscandaglio, traccianti, DEM, TIN, GRID, GISMobile, ESRI ArcPad, ESRI ArcView
The high temperatures of June 2002, coupled with the particular morphological evolution of the Belvedere Glacier (Monte Rosa) which has recently been subject to a surge-wave, caused the formation of an epiglacial lake. Between the end of June and the beginning of July, the lake reached its maximum extension with an estimated surface of about 150,000 m² and a volume of about 3 million m³. Considering the threat of an impendent glacial breach, already happened in the past history of the Belvedere Glacier, a hydro-geological emergency was declared, with the objective to improve the understanding of the phenomenon and to set up actions to minimize the risks. In the emergency phase, Enel.Hydro was charged with the responsibility of carrying out a series of surveys aimed at determining the lake’s volume and its bottom’s morphology, the depth of the glacial bed in the area around the lake and finally to obtain a possible map of the subglacial flows of the lake waters. The activities described were carried out using advanced techniques, thus supplying the needed information in a very short time.
Key words: Belvedere Glacier, differential GPS, GPR, echo sounder, tracers, DEM, TIN, GRID,
GIS Mobile, ESRI ArcPad, ESRI ArcView
Les hautes températures au mois de juin 2002 et l’évolution morphologique particulière du Glacier de Belvedere (Mont Rose), chez lequel on a relevé depuis quelques années un phénomène de surge, ont donné lieu à la formation d’un lac épiglaciaire. Ce lac, entre la fin de juin et le début de juillet, a eu une extension maximale de 150.000 m2 , avec un volume de 3 million m3 . L’hypothèse d’une rupture glaciaire , événement déjà vu chez le Glacier de Belvedere, a causé un état d’urgence hydro-géologique et on a commencé l’analyse de ce phénomène et les opérations de mitigation du risque. Pendant cet état d’urgence, Enel.Hydro a fait des relèvements pour évaluer le volume du lac, la morphologie de son lit, la profondeur du lit glaciaire dans la partie du glacier autour du lac et pour acquérir des données utiles pour comprendre les modalités du débit sous-glaciaire des eaux du lac. Pour faire ça, on a employé des technologies très modernes, qui ont fourni rapidement les données nécessaires.
Mots clés: Glacier du Belvedere, GPS différentiel, GPR, échosondeur, indicateurs, DEM, TIN, GRID,
GISMobile, ESRI ArcPad, ESRI ArcView
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Monterosa4000 ringrazia per la collaborazione e la gentile concessione all’utilizzo di quanto sopra riportato, il Servizio Glaciologico Lombardo e Terra Glacialis (da N° 6 – 2003).