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Finaledi Marco “Thomas” Tomassini

134 falesie. Più di 2000 tiri di corda.

Il Finalese è un territorio magico e particolare: selvaggio, aspro e paesaggisticamente eccezionale. Queste bianche rocche di calcare che emergono da una vegetazione rigogliosa e verdissima sono uniche in tutto il territorio della Liguria di ponente. Il Finalese è un luogo da esplorare che offre ancora oggi, dopo più di trent’anni di salite ed escursioni, scorci insoliti per climber, trekker e biker… e per chiunque abbia voglia d’inoltrarsi nelle sue valli. Questa guida, frutto di due anni di lavoro, vuole essere un ringraziamento e un riconoscimento rivolto a tutte quelle persone che, a partire dal lontano 1968 con ai piedi ancora gli scarponi da montagna, scoprirono Finale iniziandone la storia verticale, e ai tanti giovani e meno giovani che ancora oggi chiodano, puliscono i sentieri e tengono vivo questo mito. Un tributo a tutti i chiodatori, tra vecchie glorie e nuove generazioni, senza i quali questo lavoro non sarebbe potuto esistere.

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I romani “de Roma”, quelli della SPQR, per intenderci, che non è una società off-shore, quando costruirono la via consolare Julia Augusta, che partendo da Piacenza e da Acqui Terme passava dal colle di Cadibona, per scendere a Vada Sabatia, l’attuale Vado, si trovarono di fronte alle insuperabili rupi di capo Noli. Allora risalirono la colla di Magnone e scesero su Finale attraverso la val Ponci, costruendovi ben cinque ponti. La Padania era finalmente collegata alla strada per le Gallie. E poi si dice che i romani non hanno mai fatto nulla per il nord! Ma sono certo che i nostri simpatici antenati, quando furono in val Ponci e costruirono selciati e ponti, con le grosse pietre estratte dalle rocce alla base di Rocca di Corno, diedero sicuramente un’occhiata a quella grande guglia rossastra che incombeva sopra le loro teste. Non ci è dato di sapere che cosa potessero pensare in quei momenti, ma è cosa certa, che mai avrebbero immaginato, che qualche millennio dopo, frotte di loro pro (elevato alla n) nipoti, avrebbero percorso quella strada al fine di arrampicarsi su per quelle erte pareti, che loro accuratamente evitarono, senza voler neppure andare in Gallia. Ma Roberto Titomanlio e Gian Franco Negro la pensarono diversamente dai consoli romani e nel mese di maggio del 1968, diedero il via alla moda dell’incedere in verticale a Rocca di Corno e in tutte le rocce del Finalese. Dopo questo fatto, nell’ambiente del CAI Ligure, a qualche buontempone, nacque l’idea di nominare Roberto: Tito Manlio I.

 


Marco “Thomas” Tomassini, (1971), comincia a frequentare il Finalese negli anni ottanta. La passione per la montagna e la roccia lo porta ad appassionarsi dapprima alla speleologia e in seguito all’arrampicata… da qui il passo verso la chiodatura è breve. Fra il 1993 e il 1996 diventa istruttore di speleologia della S.S.I e poi istruttore di arrampicata U.I.S.P. e aiuto istruttore C.A.I. Finale e le sue rocce diventano lo scenario di arrampicata e chiodatura prediletto; qui nel corso di circa dieci anni, Thomas attrezza da solo o insieme ad altri, più di 300 itinerari di difficoltà e lunghezze differenti. Nel luglio 2007 esce la sua prima guida Finale by Thomas che raccoglie il lavoro di circa due anni tra chiodature, ri-chiodature, foto, disegni e testi. Nel 2009 fonda insieme a un gruppo di amici l’associazione sportiva Tothemass… Continua instancabile ad attrezzare tiri e nel 2010 grazie a un contributo del Comune di Finale Ligure con il fidato amico Jack riqualifica e amplia la Paretina di Finalborgo, la Paretina di Pian Marino, il Pilastrino Mirovino e attrezza ex-novo la falesia sul mare Easy Dalle a Capo Noli. Organizza nel 2010 il primo evento sportivo di arrampicata a Finalborgo, “Finale for Nepal” e nel marzo 2011 vola alla volta del Nepal per attrezzare una falesia a Nagarkort.

 

 

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